densitometria ossea - Studiogyn

Densiometria ossea ultrasonica

L’osteoporosi è una patologia che colpisce più di 200 milioni di donne  in tutto il mondo  e si stima che la malattia interessi un terzo delle donne di età dai 60 ai 70 anni e due terzi delle donne di età pari o superiore agli 80 anni . Questa condizione è caratterizzata da una compromissione della resistenza ossea con conseguente aumento della fragilità ossea e predisposizione alle fratture. Quelle dell’anca e della colonna vertebrale rappresentano le forme più comuni di frattura e comportano  alti costi diretti e indiretti che incidono sulla spesa del Servizio Sanitario Nazionale.

Una attività fisica regolare e moderata è importante a qualsiasi età perché aiuta a mantenere un buon equilibrio, evitando così possibili cadute. La carenza di calcio e vitamina D sembra un paradosso, in un paese dove certo il cibo non manca, eppure è una realtà. La prevenzione deve iniziare, in questo caso, in giovane età: le ossa, infatti, raggiungono il picco di densità minerale intorno ai 30 anni, per poi mantenerlo costante o perderlo nel tempo. Tra le nazioni europee l’Italia è ancora una volta al primo posto, per il numero di anziani affetti da ipovitaminosi D (92%). Colpa di un’alimentazione carente e anche, in tarda età, della scarsa esposizione al sole durante i mesi più caldi. Problemi ampiamente evitabili con una corretta supplementazione nutrizionale.
Sebbene nella maggioranza dei casi la diagnosi viene fatta dopo che si è verificata la frattura, l’osteoporosi può essere diagnosticata nella fase asintomatica mediante screening. Per questo motivo si raccomanda che le donne effettuino screening periodici per la valutazione della densitometria ossea e che se necessario eseguano un opportuno trattamento per di ridurre il rischio di frattura
Per la diagnosi definitiva si ricorre alla densitometria (o mineralometria) ossea computerizzata, un esame strumentale che misura la densità minerale ossea (BMD Bone Mineral Density). Per convenzione internazionale, si ha osteoporosi quando la BMD è inferiore di oltre 2.5 volte rispetto al valore medio di un giovane adulto (T score < -2.5 DS). L’esame riporta sempre la BMD e, quasi sempre, lo scostamento rispetto alla media dei soggetti della stessa età del paziente (Z score) o dei soggetti giovani (T score). In pratica per leggere una densitometria è sufficiente osservare il T score, se è inferiore a -2.5 (-3 per gli uomini) siamo in presenza di osteoporosi, se è tra -1 e -2.5 si parla semplicemente di osteopenia. Le tecniche utilizzate possono essere diverse.
A raggi X Questa è la metodica di riferimento secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si basa sull’impiego di un fascio di raggi gamma o X che, attraversando un segmento osseo (per esempio il polso) subiscono un’attenuazione proporzionale alla densità dell’osso stesso. La densitometria ossea a singolo raggio X (SXA, single x-ray absorptiometry) permette di misurare esclusivamente segmenti ossei degli arti, circondati da scarso tessuto molle, viene applicata in particolare alla porzione distale dell’avambraccio e al calcagno. La metodica a doppio raggio (DXA, dual-energy x-ray absorptiometry) permette di misurare anche altri siti, specificamente interessati dalle fratture osteoporotiche, come le vertebre lombari e la porzione prossimale del femore, oltre che l’intero scheletro.

Mediante tomografia computerizzata (TAC)

La tomografia computerizzata può essere impiegata in maniera quantitativa (Quantitative Computerized Tomography, QCT) per la misurazione della densità ossea della porzione centrale delle vertebre lombari. Il principale vantaggio è costituito dall’evitare l’interferenza dei processi artrosici, che possono causare una significativa sovrastima della densità ossea vertebrale misurata con metodo DXA. Le principali limitazioni derivano dalla dose nettamente più elevata di radiazioni cui è sottoposto il paziente e dalla minore precisione ed accuratezza. Anche i costi sono nettamente più elevati. Per tutti questi motivi la QCT del rachide trova indicazione nella diagnostica clinica solo in casi molto selezionati, in Italia la sua applicazione è molto limitata.

A ultrasuoni

Da pochi anni sono stati introdotti metodi quantitativi di valutazione dell’osso basati sull’uso di ultrasuoni (Quantitative UltraSound, QUS), che impiegano onde acustiche ad alta frequenza.

Le ultrasonometrie ossee sono in grado di integrare il risultato della densità ossea con dati riferibili alle qualità meccaniche (robustezza), agli aspetti micro-strutturali tridimensionali e/o qualitativi dell’osso. Gli apparecchi misurano, al calcagno o alle falangi delle mani, la velocità di propagazione o l’attenuazione di frequenza degli ultrasuoni, o altre caratteristiche della traccia ultrasonografica. Il loro interesse risiede soprattutto nel fatto che non vengono impiegate radiazioni ionizzanti e nel basso costo, tuttavia questi strumenti sono ancora poco diffusi.